Rappresentante I.P.L.A.C. a Napoli “Leggende Napoletane”

Presentazione del libro “Leggende napoletane” (Phoenix publishing)

L’uscita del libro dello psichiatra Frederic Wertham del 1954, “Seduction of the Innocent” rappresenta il primo scritto, che ebbe molta fortuna in America, di critica feroce contro i fumetti negli anni Cinquanta considerati uno strumento immorale, diseducativo e deviante PER I ragazzi del dopoguerra. L’ancora troppo giovane cultura americana forse non conosceva i graffiti dell’età della pietra, unica comunicazione scritta posseduta dagli uomini della preistoria, per definire le coordinate della loro esistenza. Le immagini hanno sempre rappresentato il mezzo più veloce per raccontare il sacro o il profano della Storia. Basti entrare nella cappella degli Scrovegni per averne un valido esempio. Il pennello di Giotto ha dato vita in riquadri mirabili per gli studiosi di arte alle opere di Francesco di Assisi. Ma quelle formelle sono state essenziali agli analfabeti incapaci di leggere i Fioretti del fraticello umbro, per far loro conoscere, attraverso quella sequenza di immagini,  la vita del santo che altrimenti avrebbero ignorato. Di esempi se ne potrebbero fare ancora, ma mi interessa indagare la storia della fortuna  del fumetto in particolare in Italia. Coloro che erano bambini in questi anni ricordano certamente la gioia nel leggere il Corriere dei Piccoli, il Monello, eroi come Tex Willer, Kit Carson o Nembo Kit, per non parlare di Topolino e tutti i personaggi della serie di WalT Disney,  ma non sapevano che il mondo degli adulti, stampa cattolica e Comunista in primis, considerava deleterea la lettura dei “giornaletti” (e non parlo di quelli pornografici). Le nuvolette includevano un italiano povero e disarticolato, oltre che  contenuti devianti e diseducativi. La critica veniva anche da insigni rappresentanti della classe politica progressista, per quanto riviste come “Il Vittorioso” e “Il Pioniere” incarnassero a fumetti le posizioni rispettivamente di Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano nell’indicare ai giovani cattolici e comunisti dove stessero il bene e il male
La scuola e le famiglie (non tutte) si allinearono alla pedagogia dominante, contrastando una generazione che stava diventando non più oggetto di studio degli adulti, ma soggetto autonomo. I giovani di fine anni Cinquanta furono bollati con il marchio di “gioventù bruciata” con i suoi giubotti di pelle, il comportamento strafottente, le moto rombanti e quantaltro. Bisogna dire che l’unica voce che si era levata a favore dei fumetti era stata quella di Elio Vittorini sul Politecnico.

Fece storia, quando apparve la rivista Linus nel 1965, l’interessante conversazione nel primo numero   tra lo stesso Vittorini, Umberto Eco e  Oreste del Buono. Così negli anni Sessanta e seguenti i fumetti, non solo furono “assolti”, Ma assursero a genere letterario grazie a fumettisti e intellettuali che dominavano il panorama culturale di quegli anni, fenomeno che perdura ormai fino a ora. Segnalo, tra tutti, due grandi scrittori, ai quali si deve la fortuna letteraria del fumetto, Calvino e Bussati. Essi stamparono le loro opere “stravaganti” quasi negli stessi anni. Nella seconda metà del secolo passato uscì una novella dello scrittore italiano nato a Cuba dal titolo “L’origine degli uccelli” dove appare un insolito personaggio QFWFQ, un mostriciattolo, che sconvolse tutti i canoni classici della narrativa, laddove il suo ideatore stupì tutti intersecando, il racconto in prosa e la descrizione o l’indicazione delle tavole, delle vignette e delle soluzioni grafiche che, in un fumetto, avrebbero potuto raccontare la stessa storia. Forse addirittura meglio, insinua lo scrittore.

Un altro grande artista e narratore ha stupito negli stessi anni i lettori italiani, Dino Buzzati, l’autore de “Il deserto dei Tartari”. Pochi sanno che il bellunese compose un “Poema a fumetti”. Anche se l’autore non aveva nulla a che vedere con il Sessantotto e la fortuna che il fumetto ebbe sui giovani ribelli, tuttavia l’idea di scrivere una storia illustrata lo sedusse, anche perché amava Diabolik e tutta la famiglia disney di Paperino e Topolino, sulla quale dichiarò:”La loro statura, umanamente parlando, non mi sembra inferiore a quella dei famosi personaggi di Molière o Goldoni o Dikens”.

La storia di Orfeo e Euridice, riportata ai tempi moderni, laddove il cantore assumeva le vesti di un cantante rock, celava la drammatica questione che “i morti non possono più desiderare la morte”. E queste riflessioni erano comunicate con la tecnica del fumetto!

Così quella contaminazione di generi tanto sotto classificata a puro gioco o a paraletteratura, grazie a intellettuali del calibro di Calvino e Buzzati, verrà sdoganata. In Italia e in Europa si terranno conferenze e dibattiti in luoghi di cultura, includendo nel dibattito ance il romanzo popolare, il  feuilleton e fotoromanzo conquistando un luogo di interazione dove il disegno e la parola scritta diventano parte stimolante dell’immaginazione, come era avvenuto nel campo della fantascienza con Zavattini .

Le tecniche del fumetto dagli anni Settanta del Novecento a oggi troveranno spazio in ambito informatico, televisivo, giornalistico e cinematografico. Basta una sola collaborazione per tutte: Federico Fellini e Milo Manara.

 

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https://youtu.be/DMp5dxhw2RI